Dalla realtà al desiderio dell'invisibile
Nipote d’arte dei pittori Marcello Salvatori (Palestrina, 1921–2003), Mario Fornari (Palestrina 17 settembre 1917-27 luglio 1974) e Armando Stellani, tutti nativi di Palestrina, inizia l’attività pittorica in giovane età seguendo la sua forte inclinazione naturale. Già a otto anni dipinge con i colori ad olio, utilizzando all’inizio cartoncini o retro di calendari per poi passare a vere e proprie tele di cotone, o ad inchiostro con pennini e calamaio, e a dieci anni realizza disegni a china utilizzando il puntale in ferro del compasso.
Racconta Luigi Salvatori: “I colori e le tele li prendevo da mia zia Gianna, che aveva un negozio di colori e carte da parati a Palestrina, e in cambio aiutavo mio zio Mario, pittore e maestro d’arte, nei suoi lavori di pittore edile. Grazie a questi “lavoretti” cominciai ad avere dimestichezza e confidenza con i pennelli, le vernici e i colori ad olio”.
Negli anni ’60 a Palestrina si viveva un periodo di grande fervore artistico e culturale. Mostre d’arte, personali e collettive e mostre estemporanee si svolgevano in tutta la città, al chiuso e all’aperto E fiorivano le associazioni artistiche. Il paese era pieno di pittori che giravano con i cavalletti in cerca di soggetti e i soggetti a Palestrina non mancavano certo: le rovine dell’antichissimo Tempio della Dea Fortuna che avvolgeva tutto il paese dalla sommità della montagna fino alle sue pendici, gli angoli e i vicoli intatti della città medievale arroccata sulla montagna, la statua in piazza di Pier Luigi Da Palestrina, il campanile romanico della cattedrale, le antiche porte, il convento dei Cappuccini, il mercato di Piazza delle Erbe, la montagna che in primavera e in estate si riempiva di ginestre, Castel S. Pietro Romano che sovrastava il monte Ginestro. Palestrina era la città dove viveva e operava il maestro Gabriele Jagnocco (Sezze, 6 luglio 1936), pittore e scultore di fama internazionale, e con lui numerosissimi altri, tra i quali, oltre Mario Fornari, Marcello Salvatori e Armando Stellani, si ricordano Domenico Rosicarelli, Tullio Chiapparelli (Palestrina 1915), Lamberto De Angelis (Roma, 1942), l’acquarellista Giulio Tomassi, Giuseppe Fortunato Pirrone (!898-1979). Qui a Palestrina hanno anche operato il pittore Luigi Cicerchia (1885-1943) e Alessandro Scavalli Borgia (1876-1930). In questa atmosfera di grande fermento, Luigi Salvatori vive e cresce, portando in sé il sogno di diventare, da grande, pittore. Fin da piccolo, Salvatori è attratto dai paesaggi della natura, i campi, le case e le chiesette di campagna; si intravedono nei suoi primi disegni i colori e gli odori della primavera, il verde degli alberi e dei prati, gli azzurri dei cieli che caratterizzeranno i dipinti nella sua maturità artistica.
Nel 1963, all’età di dodici anni, viene selezionato per esporre due dipinti su tela al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a Roma, nella 2° Mostra d’arte dello Studente, con le opere “Paesaggio di montagna”, olio su tela cm 40x50 (codice A20 del 1963) e “Golfo di Napoli” (codice A21 del 1963), olio su tela cm 40x50.
Nel 1964 frequenta il Liceo Scientifico Cavour di Roma. La sua attitudine artistica è riconosciuta anche dai compagni di classe. Dalla sua autobiografia si ritrovano le dediche che normalmente si facevano nel retro delle foto di classe, del tipo: “me li voj fà o no sti du’ disegni? Con tanta simpatia il tuo assistente di disegno”; “che cosa era Michelangelo al tuo confronto? Nulla!!!”; “quando diventerai un grandissimo architetto, ricordati di me e fammi un bel quadretto”; “all’eccelso artista della VH”; “Ciao Pablito Picassito”; “al più grande organista-chitarrista de todo el mundo”. Durante il corso di disegno acquisisce la tecnica del disegno a matita, a carboncino e a china.
“Nella pittura ad olio -racconta Salvatori nella sua autobiografia - le mie ispirazioni pittoriche giovanili erano i paesaggi autunnali in particolare i boschi di castagno e le faggete, con i loro colori grigi, terre d’ombra, gialli e aranciati, immersi nelle nebbie, solitari, malinconici; l’autunno e l’inverno per i loro colori caldi e grigi, era Il periodo di maggior ispirazione”. Predilige in questo periodo i colori delle terre naturali e le ocre, i gialli e gli aranciati. “Fin da giovane – continua - sono stato innamorato anche delle vedute di Roma, immerse in una atmosfera da sogno”.
Completa gli studi al Liceo Scientifico Cavour di Roma e nel 1970 si iscrive alla facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma, La Sapienza. Fondamentale per la sua formazione artistica sono il corso biennale di disegno dal vero e di Storia dell’Arte con il critico d’arte e docente Giulio Carlo Argan, con i testi della storia dell’Arte italiana del Prof. Arch. Bruno Zevi. Si laurea con 110 e lode l’11 ottobre del 1976 con il corso di composizione architettonica tenuto dall’Architetto Giovanni Carbonara, Storico dell'architettura e teorico del restauro, considerato il capofila della cosiddetta Scuola romana del restauro architettonico, in commissione i prof. Giulio Roisecco, Giuseppe Perugini, l’architetto Vincenzo Bacicalupi, Costantino Dardi, architetto e accademico italiano: tutti nomi di alto grido nell’Italia del novecento. Nel marzo del 1978 viene abilitato all’esercizio della professione e iscritto all’Albo degli Architetti di Roma. Lo stesso giorno della laurea, riceve la proposta di lavoro come Architetto da parte della Società Domus Dei, Centro Studi che si occupa di progettazione, arredamento e restauro di Architettura Sacra e Comunitaria. Diventato esperto di Architettura Sacra, consegue il diploma di Corso di Architettura Sacra per Architetti e Liturgisti, rilasciato dalla Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra. Collabora con vari Centri alla ricerca e documentazione dell’arte e Architettura Sacra e Comunitaria e aggiornamento nella liturgia e nella Pastorale, progetta e dirige lavori di Chiese nuove, ristrutturazioni, vetrate artistiche, iconografie, arredi sacri e realizzazioni nell’Arte Sacra e Comunitaria in tutta Italia e all’estero (Grecia, Iugoslavia, Israele, Spagna). In collaborazione con le Società “Domus Dei” e “Centro Dom” di Roma, partecipa alle esposizioni al Palazzo dei Congressi a Roma all’Eur, a mostre, rassegne e iniziative culturali. Effettua studi e ricerche storico artistiche sull’archeologia cristiana. Il 9 ottobre del 1980, dopo otto anni di fidanzamento, si sposa con Stefania Manasse, nella Chiesetta di San Francesco alle falde del Tuscolo nel comune di Frascati. Dal felice matrimonio avrà 7 figli: Martina, 1982, Elisabetta, 1983, Lorenza, 1986, Damiano 1988, Emanuela, 1994, Daniele, 1995, Maria Grazia, 1999. Nel 1981 è assunto come Architetto al Comune di Roma, specializzandosi nel campo dell’Edilizia privata, dell’Urbanistica e della tutela dell’Ambiente e del Territorio.
Sempre nel 1981 inizia varie esperienze di vita cristiana comunitaria (da Comunione Liberazione ai Focolarini e alle Comunità Neocatecumenali, fino circa al 2005). Questa esperienza si riflette sui suoi quadri del periodo degli anni ’90/2008 circa, dove prevale la natura come esplosione di colori e di gioia, quale opera creatrice dell’amore di Dio. “Ritrovo - racconta Salvatori - questo mio naturale concetto di bellezza della natura in alcuni stralci di letture di Hegel nella sua filosofia dell’estetica e di Dostoevskij nella sua visione cristiana del mondo, di San Paolo, e successivamente di Giovanni Paolo II con la lettera agli artisti…). Questi pensieri diventano di supporto e rafforzano il mio concetto della bellezza artistica quale specchio dell’amore di Dio, e che mi hanno aiutato come fonti nell’elaborazione dei miei dipinti”. I colori grigi autunnali lasciano spazio ai colori della primavera, ai verdi, ai rossi e gialli della campagna e della natura e dei fiori allo stato naturale. “La mia – racconta Salvatori - è una continua ricerca interiore e man mano i paesaggi reali sono sostituiti dai paesaggi filtrati attraverso il ricordo della memoria, lasciando spazio al desiderio dell’invisibile, dell’infinito. Le immagini reali si confondono con quelle delle impressioni illusorie; e allora in luogo della vista lavora l’immaginazione interiore, la fantasia subentra al reale, la realtà diventa un sogno ed il sogno diviene realtà. Sulla tela si imprimono le immagini, le forme e i colori che l’anima ricorda e rivive. L’impressione esterna diventa espressione interiore dell’anima. Ecco, la mia arte si potrebbe definire “impressionismo espressivo dell’anima”.
Nel 1986 nasce la terza figlia, Lorenza. L’impegno di crescere i figli diventa gravoso e le numerose attività gli impediscono di dedicarsi alla famiglia. “La parabola evangelica del “ricco stolto” - racconta Salvatori - mi ha cambiato la vita: decisi drasticamente di abbandonare lo studio e mettere da parte la pittura per dedicarmi alla famiglia, la cosa più importante della mia vita, avendo la certezza che con questa rinuncia avrei ricevuto molto di più di quanto possedessi prima di quella decisione, anzi avrei ricevuto il centuplo”. E’ stato questo un periodo di rallentamento della sua attività artistica, che gli è servito come periodo di riflessione per una futura rinascita.
Successivamente riaprirà uno studio prima in via Illiria, poi in piazza Armenia a Roma organizzando numerose mostre personali e collettive. Nel 1992 conosce il pittore Marco Fracasso, che diventa per lui un maestro nella pittura a colori acrilici e abbandona i colori ad olio; negli anni Cinquanta i colori acrilici erano reperibili solo negli Stati Uniti, dove molti artisti li versavano direttamente sulla tela, come faceva Jackson Pollok. Solo negli anni Sessanta entrarono in commercio anche in Europa. Questi colori, che hanno la proprietà di essiccarsi con una velocità estrema, si addicono meglio alla forte produzione artistica di questo periodo, grazie alle nuove e numerose fonti di ispirazione e creatività, senza mutare l’effetto estetico finale del colore ad olio; il colore acrilico viene usato dall’artista pastoso asciutto, per creare effetti materici e corposi con lo stesso effetto finale del colore ad olio.
Nel 1994 conosce il pittore Giampiero Toccaceli, allievo di Giulio Turcato, con gli influssi della Scuola Romana, e successivamente il Presidente della storica “Associazione Cento Pittori Via Margutta”, Alberto Vespaziani (1927-2018), frequentatore degli atelier di via Margutta, nonché gli studi dei pittori Emanuele Pandolfini, Ugo Staccioli, Leonardo De Magistris, Gianni Testa e Novella Parigini. Con loro incomincia una nuova fase della sua attività pittorica, esponendo le sue opere nelle numerose manifestazioni a cielo aperto negli splendidi scenari di via Margutta, e delle più belle piazze di Roma e città del Lazio e d’Italia.
Nel 1998 entra a far parte del Consiglio Direttivo dei Cento Pittori, in qualità di fiduciario per gli affari generali e responsabile finanziario, impegnandosi nella vita attiva della stessa Associazione e in una notevole produzione artistica. “La mia fonte di ispirazione sono i suggerimenti della natura e dei paesaggi, della campagna romana dove vivo, ma anche della campagna e delle colline marchigiane, luoghi nativi di mio suocero Mimmo Manasse, dove ho sempre trascorro le vacanze con la mia famiglia, nel suo paesino nativo, Crispiero di Castel Raimondo, dove il tempo si è fermato, dove la quiete e i colori nelle varie stagioni hanno ispirato molti dei miei quadri. E poi le mareggiate della maremma laziale, l’azzurro turchese del mare delle Puglie, il blu del mar Tirreno, i lungo mare delle spiagge di Castelporziano e ancora dei lungo mare delle Marche dove le colline si gettano direttamente sul mare: tutto ciò che è vissuto è motivo di ispirazione”.
In questo periodo nasceranno gli altri suoi tre figli: Emanuela, Daniele e Maria Grazia. “E’ un periodo di creatività in cui artisticamente guardo fuori di me, durante le mie passeggiate, le escursioni, le visite ai paesi, scorci, vicinanze, lontananze…. è questo il tempo che definisco il “PERIODO della REALTA’”. Dopo i colori grigi e terra ocra della mia giovinezza scopro i colori della primavera, i verdi, i gialli e i rossi, gli azzurri dei cieli…. I colori dei prati, dei fiori e dei cieli tersi”. Nel 1997 espone in una personale presso la bellissima e storica SALA BORROMINI a Roma, in piazza della Chiesa Nuova 18, con il Patrocinio dell’allora Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Prof. Gianni Borgna. Durante la mostra conosce Natascia Romana Tortelli, Presidente di una Associazione Culturale, ed il marito giornalista e scrittore Flavio Quinzio Flaminio. La Tortelli, amante dell’arte e mecenate a sostegni degli artisti, diventerà una grande estimatrice e collezionista dei suoi quadri, organizzando per lui esposizioni nella sua galleria d’arte ad Olevano Romano e facendo donazioni delle sue opere a personaggi di alto livello e delle sue conoscenze. Tra questi l’ex Presidente Sovietico Mikhail Gorbaciov.
Dal 1998 al 2003 dipinge una serie di quadri dedicati all’amore per la natura. “In primavera, percorrendo le strade della campagna romana, ed anche in quelle della campagna marchigiana, sono ammaliato e attratto in maniera indescrivibile dalle verdi distese dei campi, allo stato naturale, con i fili d’erba scapigliati e svolazzanti al vento, con i rossi fiori dei papaveri e quelli gialli di soia che riempiono tratti estesi fino all’orizzonte, o quelli aranciati dei girasoli. Sullo sfondo appaiono i castelli romani, o piccoli tratti di mare, o un pezzo di rudere di antichi Acquedotti Romani. Non posso rimanere inerte, non resisto, è più forte di me! MI viene una voglia pazza di imitare la natura! Devo correre in studio e riprodurre questa bellezza della natura, come se fosse una mia creazione. Che bello! Ricreare la natura…. Sentirsi parte dello Spirito Creatore”.
Un impulso creativo gli verrà proprio dato dalla lettura della lettera agli artisti di Giovanni Paolo II del 4 aprile 1999: “ogni uomo è chiamato ad essere artefice della propria vita; in un certo senso egli deve farne un’opera d’arte, un capolavoro. Ancor più questo vale per l’artista, in cui si sommano due disposizioni, quella morale e quella artistica. Perché nel modellare un’opera d’arte egli riflette non solo ciò che è, ma come lo è…. L’artista avverte al tempo stesso l’obbligo di non sprecare questo talento, ma di svilupparlo. L’artista è al servizio del bene comune: c’è dunque un’etica, anzi una spiritualità del servizio artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo”. Per lui questa scoperta e presa di coscienza è stata una chiamata al massimo impegno artistico, come fonte di creazione per il bene comune, “verso la bellezza autentica”, cercando “nuove epifanie della bellezza per farne dono al mondo nella stessa creazione artistica”.
Nel 2000 vince il premio “”Roma Urbs Artis et Jubilaei, in una mostra a Palazzo Barberini Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia. Tra i dipinti presentati: “Sogno di un’estate a Roma” (codice 502, anno 2000, cm 70x120).
Nel 2003 partecipa in una mostra a PALAZZO VALENTINI alle PICCOLE TERME TRAIANEE, sotto il Patrocinio e con la promozione della Provincia di Roma 2003. Salvatori si presenta con il quadro “Antiche e nuove emozioni, lago di Nemi” (codice 628, cm 1001x100). La mostra, curata dallo stesso artista e da Alberto Vespaziani, viene inaugurata il 16 gennaio dal Presidente della Provincia Silvano Moffa e dall’Assessore alla Cultura Paola Guerci; Carla Fracci interviene come madrina della mostra. All’inaugurazione intervengono Benedetta Parigini (figlia di Novella), Remo Panacchia ed Elvino Echeoni. Il catalogo delle opere è introdotto dal critico Marino Collacciani.
Nel 2004 presso il PALAZZO S. CALISTO, Pontificio Consiglio “Justitia et Pax” espone con un’opera (“Pascerò le mie pecore con giustizia” codice 662, anno 2004, cm 50x70), che rimarrà alla in permanenza presso la sala pinacoteca del Pontificio Consiglio “Justitia et Pax. Nel 2005 incontra la gallerista Americana CATHERINE HAYES, la quale organizza una sua personale in America nell’ambito di EUROPEAN FINE ART AND SCULPTURE CATHERINE HAYES ART & SCULPURE GALLERY AT LAUREL CREEK 121 Cleveland Street - Greenville, SC 29601 SOUTH CAROLINE – USA. Alla mostra vengono esposti dieci suoi quadri. Tra questi “tra I papaveri e le colline” (codice 750 del 2005, cm 50x70). Nel 2006 consegue il Premio Fontanella di Roma, 1° edizione – I LOVE ROMA. L’opera premiata “La voce di Roma, fontanella romana” (codice 837, anno 2006 cm 30x20) viene consegnata all’Istituto scolastico di Roma Vittorio Gasmann. Nel 2009, pur rimanendo nell'esecutivo dell'Associazione Cento Pittori via Margutta, insieme ai pittori Giuseppe Marchetta, Mauro Ziroli e Silvana Galeone, dà vita ad una nuova Associazione artistica, l’Associazione "ARTISTI ROMANI VIA GIULIA", con l'intento e lo scopo di promuovere, valorizzare e diffondere l’Arte e la Cultura. La sede dell’Associazione diventa luogo di incontro tra i tanti artisti che volevano confrontarsi sui temi dell’arte, organizzare insieme dibattiti, conferenze, mostre ed iniziative espositive.
L’8 settembre 2009 riceve l’attestato da parte dell’Ordine degli Architetti di Roma per i trenta anni di carriera di iscrizione all’Ordine.
In tutto questo periodo Salvatori viene a contatto con moltissimi artisti: Tonino Cardenuto, Carlo Acciari, Paolo Salvati, Rinaldo Caressa, Vittorio Paradisi, Mauro Ziroli, e moltissimi altri. Nel 2011 lascia il lavoro presso il Comune di Roma e si dedica esclusivamente alla pittura, non tralasciando comunque la sua attività professionale di Architetto.
Nel mese di maggio 2011 si inaugura, con la presentazione di Gianfranco Fini Presidente della Camera dei Deputati, la Mostra “Giovanni Paolo II Beato – INCONTRI CELESTI”, FONDAZIONE “DUC IN ALTUM”, presso la sala “Il Cenacolo” Camera dei Deputati, in vicolo Valdina. Il quadro esposto (“Giovanni Comboni, Incontro in cielo con i Santi”, codice 1195, anno 2011, cm 50x100) farà il giro del mondo in una mostra itinerante nei paesi natali dei Santi che Giovanni Paolo II ha santificato.
Nel 2011 espone a Venezia, in concomitanza con la 54° biennale della mostra internazionale di Venezia, alla sala Molino Stucky isola della Giudecca Hotel Hilton, con il quadro “Il desiderio dell’invisibile, sotto il colonnato del Pantheon” (codice 1146, 100x100).
Dal 10 al 25 settembre 2011 viene organizzata e promossa dal Comune di Formello, Assessorato alla Cultura, una sua mostra personale a Formello, presso la sala Comunale Orsini Palazzo Chigi, dal titolo “i colori della vita”, a cura dell’Assessorato alla Cultura, Sindaco Giacomo Sandri, Assessore alla Cultura Maria Rita Bonafede, responsabile eventi Dott.ssa Gina Lucchiari, con il patrocinio di Roma Capitale e Regione Lazio. Tra i quadri ricordiamo “Panorama di Formello” (codice 1209, anno 2011 cm 50x100).
Nel 2018 viene esposto un suo dipinto, un’opera del ciclo Il desiderio dell’Invisibile, dal titolo “Fuori dal tempo, Tempio di Apollo al Teatro Marcello” (cod. 1284/2018), cm 90x90) al MACRO Museo di ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA, 11-12-13-22-23- novembre 2018.
Il 20 marzo 2018 viene eletto Presidente dell’Associazione Cento Pittori Via Margutta. Il suo nuovo impegno è quello di valorizzare sempre più la storia dei Cento Pittori affinché non vada perduto l’immenso patrimonio artistico che i suoi artisti aderenti hanno costruito in più di settanta anni a partire dal lontano 1953, consapevole che non c’è futuro senza una memoria storica da ricordare.
Conosce nel 2019 Andrea Salvati, il figlio del noto artista pittore Paolo Salvati (1939-2014). Proprio Paolo Salvati che esponeva con i Cento Pittori negli anni 80’ in via Margutta è il rappresentante di quelle figure artistiche rare che tutte le associazioni d’arte vorrebbero avere annoverate tra i loro illustri rappresentanti. Andrea Salvati conosce l’opera di Luigi Salvatori e grazie a preclare competenze nel campo della documentazione bibliografica ne valorizza il suo percorso storico.
Oggi, dice Luigi Salvatori “sento che si affaccia un’evoluzione interiore nella mia arte, dovuta probabilmente agli anni che passano veloci, alla nostalgia del passato che inevitabilmente arriva dopo una certa età. Pian piano, involontariamente, i miei colori mutano; dal rosso passo ai colori delle terre, I colori vivaci dei paesaggi lasciano spazio a quelli ombrati; spariscono i fiori colorati, subentra nei dipinti l’inconscio del ricordo. I miei figli ormai hanno preso quasi tutti la loro strada: Martina si è sposata con Francesco Marra, con 3 figli: Miriam, Letizia e Alessandro, e vive a Pianello nelle Marche; Elisabetta, scenografa, vive a Jesi con il suo compagno Marco; Damiano, fisico in scienza dei materiali, vive a lavora in Svizzera, in procinto di sposarsi con Lara; Emanuela, grafica editoriale ed artista vive lavora a Milano nello studio del noto street art Ivan Tresoldi; Lorenza, fotografa e tecnico del suono, al momento disoccupata, è in cerca del suo futuro; Daniele Ingegnere ambientale lavora a Roma; Maria Grazia studentessa all’università di Roma alla facoltà di Scienze Sociali”.
La pittura e le mostre di Luigi Salvatori sono curate da Andrea Salvati. E’ in programma per il 2025 una mostra personale a Parigi. E’ in corso di preparazione il CATALOGO GENERALE DELLE OPERE, a cura del critico d’Arte Alberto Moioli con le Edizioni dell’Enciclopedia d’Arte Italiana.
L’artista oggi, entrato nella terza età, vive a Roma i suoi settanta anni, con il suo atelier d’arte in via Viggiano 155, immerso nel verde in pieno Parco dell’Appia Antica.